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Don Protogene, tratto dalla tasca in petto un foglio di carta, un calamajo d’osso con lo stoppino e una penna d’oca, si disponeva a comporre l’inventario del salotto, quando, guardando in giro e vedendo soltanto poltrone e seggiole imbottite, su cui non stimò buona creanza sedere, disse con umile sorriso a Marta:

— Se la signora volesse avere la bontà di farmi portare una seggiola....

— Sedete pur lì, — disse Marta, indicando una poltrona.

E il vecchietto sedette in punta in punta, per obbedire; con la mano tremolante armò di lenti l’estremità del naso e, stendendo la carta sul tavoletto tondo che stava innanzi al canapè, scrisse con solennità in capo al foglio: “Sallotto„ con due elle. Ciò fatto, s’inserì la penna su un orecchio e, stropicciandosi le mani, disse a Marta:

— Naturalmente questi mobili rimarranno qua, esimia signora; io adesso fo soltanto, così, sopra sopra, un piccolo inventario, con la stima....

— Ma potete anche portarli via, — disse Marta. — Fra giorni lasceremo questa casa, e tanta mobilia non entrerebbe nella nuova.

— Vuol dire che si provvederà, — concluse don Protogene. E cominciò quindi a notare: — Un pianoforte....