Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 90 — |
prese d’assalto da un ragazzetto quasi tutto ignudo, con la camicina soltanto, sudicia, che gli cadeva a sbrendoli su le gambette magre, terrose; il visetto, giallo e sporco. Con una manina egli afferrò lo scialle di Marta e non volle più lasciarlo, pregando che gli facessero la carità: era figlio di un muratore caduto dalla fabbrica.
— È vero, — confermò Maria. — Ieri, da una impalcatura. S’è rotto un braccio e una gamba.
— Vieni, vieni con me, povero piccino! — disse allora Marta, avviandosi.
— No, Marta.... — fece Maria, guardando pietosamente la sorella; ma subito abbassò gli occhi, come pentita, contrariata.
— Perchè? — le domandò Marta.
— Nulla, nulla.... andiamo.... — rispose frettolosamente Maria.
Giunte a casa, Marta domandò alla madre qualche soldo per quel ragazzo.
— Oh figlia mia! Non ne abbiamo più neanche per noi....
— Come!
— Sì, sì.... — seguitò tra le lagrime la madre.
— Paolo è scomparso da due giorni; non si sa dove sia.... La conceria chiusa; vi hanno apposto i suggelli.... È la nostra rovina! State qui, figliuole mie. Diglielo tu, Maria. Io debbo recarmi subito dall’avvocato.