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dicato al signor conte De Castellane per la somma di due milioni e trecento mila franchi. La tenuta attorno al castello era di duemila ottocento ettari: la più vasta di Francia.

— Press’a poco, come la Stia... »

Lessi che l’imperatore di Germania aveva ricevuto a Potsdam, a mezzodì, l’ambasciata marocchina, e che al ricevimento aveva assistito il segretario di Stato, barone de Richtofen. La missione, presentata poi all’imperatrice, era stata trattenuta a colazione, e chi sa come aveva divorato!

Anche lo Zar e la Zarina di Russia avevano ricevuto a Peterhof una speciale missione tibetana, che aveva presentato alle LL. MM. i doni del Lama.

— I doni del Lama? — domandai a me stesso, chiudendo gli occhi, cogitabondo. — Che saranno?

Papaveri: perchè mi addormentai. Ma papaveri di scarsa virtù: mi ridestai, infatti, presto, a un urto del treno che si fermava a un’altra stazione.

Guardai l’orologio: eran le otto e un quarto. Fra un’oretta, dunque, sarei arrivato.

Avevo il giornale ancora in mano e lo voltai per cercare in seconda pagina qualche dono migliore di quelli del Lama. Gli occhi mi andarono su un

Suicidio


così, in grassetto.

Pensai subito che potesse esser quello di Montecarlo, e m’affrettai a leggere. Ma mi arrestai, sorpreso, al primo rigo, stampato di