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e di quelle mie vittorie il Romitelli non si volesse minimamente dar per inteso, come se lui avesse soltanto l’obbligo di leggere e i topi quello di mangiarsi i libri della biblioteca, volli, prima d’andarmene, cacciarne due, vivi, entro il cassetto del suo tavolino. Speravo di sconcertargli, almeno per la mattina seguente, la consueta nojosissima lettura. Ma che! Come aprì il cassetto e si sentì sgusciare sotto il naso quelle due bestie, si voltò verso me, che già non mi potevo più reggere e davo in uno scoppio di risa, e mi domandò:

— Che è stato?

— Due topi, signor Romitelli!

— Ah, topi... — fece lui tranquillamente.

Erano di casa; c’era avvezzo; e riprese, come se nulla fosse stato, la lettura del suo libraccio.


*


In un Trattato degli Arbori di Giovan Vittorio Soderini si legge che i frutti maturano « parte per caldezza e parte per freddezza; perciocchè il calore, come in tutti è manifesto, ottiene la forza del concuocere, ed è la semplice cagione della maturezza ». Ignorava dunque Giovan Vittorio Soderini che, oltre al calore, i fruttivendoli hanno sperimentato un’altra cagione della maturezza. Per portare la primizia al mercato e venderla più cara, essi colgono i frutti, mele e pesche e pere, prima che sian venuti a quella condizione che li rende sani e piacevoli, e li maturano loro a furia d’ammaccature.

Ora così venne a maturazione l’anima mia, ancora acerba.