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alla morte della signora Guendalina. La pianse, oh la pianse molto, e sempre la ricordò con una devozione così rispettosa che, al posto di lei, non volle più mettere un’altra signora — che! che! — e lo avrebbe potuto bene, ricco come già s’era fatto; ma prese la figlia d’un fattore di campagna, sana, florida, robusta e allegra; e così unicamente perchè non potesse esser dubbio che ne avrebbe avuto la prole desiderata. Se si affrettò un po’ troppo, via.... bisogna pur considerare che non era più un giovanotto e tempo da perdere non ne aveva.
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Oliva, figlia di Pietro Salvoni, nostro fattore a Due Riviere, io la conoscevo bene, da ragazza.
Per cagion sua, quante speranze non feci concepire alla mamma: ch’io stèssi cioè per metter senno e prender gusto alla campagna. Non capiva più nei panni, dalla consolazione, poveretta! Ma un giorno la terribile zia Scolastica le aprì gli occhi:
— E non vedi, sciocca, che va sempre a Due Riviere?
— Sì, per il raccolto delle olive.
— D’un’oliva, d’un’oliva, d’un’oliva sola, bietolona!
La mamma allora mi fece una ramanzina coi fiocchi: che mi guardassi bene dal commettere il peccato mortale d’indurre in tentazione e di perdere per sempre una povera ragazza, ecc., ecc.
Ma non c’era pericolo. Oliva era onesta, di un’onestà incrollabile, perchè radicata nella co-