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Io e Berto, giovinetti, eravamo qualche volta invitati a pranzo dal Malagna. Era uno spasso sentirgli fare, coi dovuti riguardi, una predica alla moglie su la continenza, mentre lui mangiava, divorava con tanta voluttà i cibi più succulenti:
— Non ammetto, — diceva, — che per il momentaneo piacere che prova la gola al passaggio d’un boccone, per esempio, come questo — (e giù il boccone) — si debba poi star male un’intera giornata. Che sugo c’è? Io son certo che me ne sentirei, dopo, profondamente avvilito. Rosina! — (chiamava la serva) — Dammene ancora un po’. Buona, questa salsa majonese!
— Majalese! — scattava allora la moglie inviperita. — Basta così! Guarda, il Signore dovrebbe farti provare che cosa vuol dire star male di stomaco. Impareresti ad aver considerazione per tua moglie.
— Come, Guendalina! Non ne ho? — esclamava Malagna, mentre si versava un po’ di vino.
La moglie, per tutta risposta, si levava da sedere, gli toglieva dalle mani il bicchiere e andava a buttare il vino dalla finestra.
— E perchè? — gemeva quello, restando.
E la moglie:
— Perchè per me è veleno! Me ne vedi versare un dito nel bicchiere? Toglimelo, e va’ a buttarlo dalla finestra, come ho fatto io, capisci?
Malagna guardava, mortificato, sorridente, un po’ Berto, un po’ me, un po’ la finestra, un po’ il bicchiere; poi diceva:
— Oh Dio, e che sei forse una bambina?