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— Tu vuoi tornare a Miragno?

— Certamente, stasera.

— Dunque non sai nulla?

Si coprì il volto con le mani e gemette:

— Disgraziato! Che hai fatto... che hai fatto...? Ma non sai che tua moglie...?

— Morta? — esclamai, restando.

— No! Peggio! Ha... ha ripreso marito!

Trasecolai.

— Marito?

— Sì, Pomino! Ho ricevuto la partecipazione. Sarà più d’un anno.

— Pomino? Pomino, marito di... — balbettai; ma subito un riso amaro, come un rigurgito di bile, mi saltò alla gola, e risi, risi fragorosamente.

Roberto mi guardava sbalordito, forse temendo che fossi levato di cervello.

— Ridi?

— Ma sì! ma sì! ma sì! — gli gridai, scotendolo per le braccia. — Tanto meglio! Questo è il colmo della mia fortuna!

— Che dici? — scattò Roberto, quasi rabbiosamente. — Fortuna? Ma se tu ora vai lì...

— Subito ci corro, figùrati!

— Ma non sai dunque che ti tocca a riprendertela?

— Io? Come!

— Ma certo! — raffermò Berto, mentre sbalordito lo guardavo io, ora, a mia volta. — Il secondo matrimonio s’annulla, e tu sei obbligato a riprendertela.

Sentii sconvolgermi tutto.

— Come! Che legge è questa? — gridai. — Mia moglie si rimarita, ed io... Ma che? Sta’ zitto! Non è possibile!