Pagina:Pirandello - Il fu Mattia Pascal, Milano (1919).djvu/275


— 265 —

di fronte al partito.... col segretario che s’impiccia in questioni cavalleresche.... Ah, santo Dio, lei non sa che miserie! E poi, quella fraschetta, ha veduto? è innamorata, come una gatta, del pittore, di quel farabutto.... Domani fanno la pace, e allora io, scusi, come mi trovo? Ci vado di mezzo! Abbia pazienza, signor Meis, mi consideri.... È proprio così.

— Mi vogliono dunque lasciar solo in questo frangente? — proruppi ancora una volta, esasperato. — Io non conosco nessuno, qua a Roma!

— .... Ma c’è il rimedio! C’è il rimedio! — s’affrettò a consigliarmi Papiano. — Glielo volevo dir subito.... Tanto io, quanto mio suocero, creda, ci troveremmo imbrogliati; siamo disadatti.... Lei ha ragione, lei freme, lo vedo: il sangue non è acqua. Ebbene, si rivolga subito a due ufficiali del regio esercito: non possono negarsi di rappresentare un gentiluomo come lei in una partita d’onore. Lei si presenta, espone loro il caso.... Non è la prima volta che càpita loro di rendere questo servizio a un forestiere.

Eravamo arrivati al portone di casa; dissi a Papiano: — Sta bene! — e lo piantai lì, col suocero, avviandomi solo, fosco, senza direzione.

Mi s’era ancora una volta riaffacciato il pensiero schiacciante della mia assoluta impotenza. Potevo fare un duello nella condizione mia? Non volevo ancora capirlo ch’io non potevo far più nulla? Due ufficiali! Sì! Ma avrebbero voluto prima sapere, e con fondamento, ch’io mi fossi. Ah, pure in faccia potevano sputarmi, schiaffeggiarmi, bastonarmi: dovevo pregare che