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là. Lacerai la busta e, senza pôr tempo in mezzo, sforzandomi d’assumere un tono scherzoso: — Seicento lire! — dissi. — Guardi un po’, Adriana: la Natura fa una delle sue solite stramberie; per tanti anni mi condanna a portare un occhio, diciamo così, disobbediente; io soffro dolori e prigionia per correggere lo sbaglio di lei, e ora per giunta mi tocca a pagare. Le sembra giusto?

Adriana sorrise con pena.

— Forse, — disse, — il dottor Ambrosini non sarebbe contento se lei gli rispondesse di rivolgersi alla Natura per il pagamento. Credo che si aspetti anche d’esser ringraziato, perchè l’occhio...

— Le par che stia bene?

Ella si sforzò a guardarmi, e disse piano, riabbassando subito gli occhi:

— Sì... Pare un altro...

— Io o l’occhio?

— Lei.

— Forse con questa barbaccia...

— No... perchè? Le sta bene...

Me lo sarei cavato con un dito, quell’occhio! Che m’importava più d’averlo a posto?

— Eppure, — dissi, — forse esso, per conto suo, era più contento prima. Ora mi dà un certo fastidio... Basta. Passerà!

Mi recai allo stipetto a muro, in cui tenevo il denaro. Allora Adriana accennò di volersene andare; io stupido, la trattenni; ma, già, come potevo prevedere? In tutti gl’impicci miei, grandi e piccini, sono stato, come s’è visto, soccorso sempre dalla fortuna. Ora ecco com’essa, anche questa volta, mi venne in ajuto.

Facendo per aprire lo stipetto, notai che la