Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 216 — |
— Ma no! ma no! — esclamò il Paleari. — Signori miei, questo è un fatto nuovo, stranissimo! Bisogna chiederne spiegazione.
— A Max? — domandai io.
— A Max, già! Che lei, cara Silvia, abbia male interpretato i suggerimenti di lui nella disposizione della catena?
— È probabile! è probabile! — esclamò il Bernaldez, ridendo.
— Lei, signor Meis, che ne pensa? — mi domandò il Paleari, a cui il Bernaldez non andava proprio a genio.
— Eh, di sicuro, questo pare, — dissi io.
Ma la Caporale negò recisamente col capo.
— E allora? — riprese il signor Anselmo. — Come si spiega? Max violento! E quando mai? Che ne dici tu, Terenzio?
Non diceva nulla, Terenzio, protetto dalla semioscurità: alzò le spalle, e basta.
— Via, — diss’io allora alla Caporale. — Vogliamo contentare il signor Anselmo, signorina? Domandiamo a Max una spiegazione: che se poi egli si dimostrerà di nuovo spirito... di poco spirito, lasceremo andare. Dico bene, signor Papiano?
— Benissimo! — rispose questi. — Domandiamo, domandiamo pure. Io ci sto.
— Ma non ci sto io, così! — rimbeccò la Caporale, rivolta proprio a lui.
— Lo dice a me? — fece Papiano. — Ma se lei vuol lasciare andare...
— Sì, sarebbe meglio, — arrischiò timidamente Adriana.
Ma subito il signor Anselmo le diede su la voce:
— Ecco la paurosa! Son puerilità, perbac-