Pagina:Pirandello - Il fu Mattia Pascal, Milano (1919).djvu/220


— 210 —

segno. Disponendo intorno al tavolino la catena medianica, si fece sedere accanto Adriana e pose accanto a me la Pantogada.

Non ero contento? No. E Pepita neppure. Parlando tal quale come il padre, ella si ribellò subito:

— Gracie tanto, así no puede ser! Ió voglio estar entre el segnor Paleari e la mia gobernante, caro segnor Terencio!

La semioscurità rossastra permetteva appena di discernere i contorni; cosicchè non potei vedere fino a qual punto rispondesse al vero il ritratto che della signorina Pantogada m’aveva abbozzato Papiano; il tratto però, la voce e quella súbita ribellione s’accordavano perfettamente all’idea che m’ero fatta di lei, dopo quella descrizione.

Certo, rifiutando così sdegnosamente il posto che Papiano le aveva assegnato accanto a me, la signorina Pantogada m’offendeva; ma io non solo non me n’ebbi a male, ma anzi me ne rallegrai.

— Giustissimo! — esclamò Papiano. — E allora, si può far così: accanto al signor Meis segga la signora Candida; poi prenda posto lei, signorina. Mio suocero rimanga dov’è: e noi altri tre pure così, come stiamo. Va bene?

E no! non andava bene neanche così: nè per me, nè per la signorina Caporale, nè per Adriana e nè — come si vide poco dopo — per la Pepita, la quale stette molto meglio in una nuova catena disposta proprio dal genialissimo spirito di Max.

Per il momento, io mi vidi accanto quasi un fantasima di donna, con una specie di collinetta in capo (era cappello? era cuffia? par-