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La signorina Caporale trasse un profondo sospiro.

— Dico che ha torto, — poi rispose. — Se provasse invece a farsi crescere un po’ la barba, per esempio, s’accorgerebbe subito di non essere quel mostro che lei dice.

— E quest’occhio qui? — le domandai.

— Oh Dio, poichè lei ne parla con tanta disinvoltura, — fece la Caporale, — avrei voluto dirglielo da parecchi giorni: perchè non s’assoggetta, scusi, a una operazione ormai facilissima? Potrebbe, volendo, liberarsi in poco tempo anche di questo lieve difetto.

— Vede, signorina? — conclusi io. — Sarà che la donna è più generosa dell’uomo; ma le faccio notare che a poco a poco lei mi ha consigliato di combinarmi un’altra faccia.

Perchè avevo tanto insistito su questo discorso? Volevo proprio che la maestra Caporale mi spiattellasse lì, in presenza d’Adriana, ch’ella mi avrebbe amato, anzi mi amava, anche così, tutto raso, e con quell’occhio sbalestrato? No. Avevo tanto parlato e avevo rivolto tutte quelle domande particolareggiate alla Caporale, perchè m’ero accorto del piacere forse incosciente che provava Adriana alle risposte vittoriose che quella mi dava.

Compresi così, che, non ostante quel mio strambo aspetto, ella avrebbe potuto amarmi. Non lo dissi neanche a me stesso; ma, da quella sera in poi, mi sembrò più soffice il letto ch’io occupavo in quella casa, più gentili tutti gli oggetti che mi circondavano, più lieve l’aria che respiravo, più azzurro il cielo, più splendido il sole. Volli credere che questo mutamento dipendesse ancora perchè Mattia Pa-