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in una delle bacheche a Ponte Vecchio. Il nonno infatti riteneva fermamente, non so per quali sue ragioni, che quel quadro del Perugino dovesse invece essere attribuito a Raffaello. Ecco spiegato il mistero! Capirà che tra la mano d’un giovinetto di dodici anni e questa manaccia mia, ci corre. Vede? Ora son tutto così, come questa manaccia che non comporta anellini graziosi. Il cuore forse ce l’avrei; ma io sono anche giusto, signorina; mi guardo allo specchio, con questo bel pajo d’occhiali, che pure sono in parte pietosi, e mi sento cader le braccia: — « Come puoi tu pretendere, mio caro Adriano, — dico a me stesso, — che qualche donna s’innamori di te? »

— Oh che idee! — esclamò la Caporale. — Ma lei crede d’esser giusto, dicendo così? È ingiustissimo, invece, verso noi donne. Perchè la donna, caro signor Meis, lo sappia, è più generosa dell’uomo, e non bada come questo alla bellezza esteriore soltanto.

— Diciamo allora che la donna è anche più coraggiosa dell’uomo, signorina. Perchè riconosco che, oltre alla generosità, ci vorrebbe una buona dose di coraggio per amar veramente un uomo come me.

— Ma vada via! Già lei prova gusto a dirsi e anche a farsi più brutto che non sia.

— Questo è vero. E sa perchè? Per non ispirare compassione a nessuno. Se cercassi, veda, d’acconciarmi in qualche modo, farei dire: « Guarda un po’ quel pover’uomo: si lusinga d’apparir meno brutto con quel pajo di baffi! ». Invece, così, no. Sono brutto? E là: brutto bene, di cuore, senza misericordia. Che ne dice?