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sto signore. Me l’ha detto la donna di servizio, badiamo!

Adriana s’agitò, seccata, su la seggiola.

— Non le dia retta, — mi disse, rivolgendomi un rapido sguardo dolente e quasi carezzevole.

— Nè in casa, nè ferme in posta! — risposi io. — È vero purtroppo! Nessuno mi scrive, signorina, per la semplice ragione che non ho più nessuno che mi possa scrivere.

— Nemmeno un amico? Possibile? Nessuno?

— Nessuno. Siamo io e l’ombra mia, su la terra. Me la son portata a spasso, quest’ombra, di qua e di là continuamente, e non mi son mai fermato tanto, finora, in un luogo, da potervi contrarre un’amicizia duratura.

— Beato lei, — esclamò la Caporale, sospirando, — che ha potuto viaggiare tutta la vita! Ci parli almeno de’ suoi viaggi, via, se non vuol parlarci d’altro.

A poco a poco, superati gli scogli delle prime domande imbarazzanti, scansandone alcuni coi remi della menzogna, che mi servivan da leva e da puntello, aggrappandomi, quasi con tutte e due le mani, a quelli che mi stringevan più da presso, per girarli pian piano, prudentemente, la barchetta della mia finzione potè alla fine filare al largo e issar la vela della fantasia.

E ora io, dopo un anno e più di forzato silenzio, provavo un gran piacere a parlare, a parlare, ogni sera, lì nel terrazzino, di quel che avevo veduto, delle osservazioni fatte, degli incidenti che mi erano occorsi qua e là. Meravigliavo io stesso d’avere accolto, viaggiando, tante impressioni, che il silenzio aveva quasi