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da quell’evocazione di spiriti per mezzo della signorina Caporale.

Era religiosa la piccola Adriana. Me ne accorsi fin dai primi giorni per via di un’acquasantiera di vetro azzurro appesa a muro sopra il tavolino da notte, accanto al mio letto. M’ero coricato con la sigaretta in bocca, ancora accesa, e m’ero messo a leggere uno di quei libri del Paleari; distratto, avevo poi posato il mozzicone spento in quell’acquasantiera. Il giorno dopo, essa non c’era più. Sul tavolino da notte, invece, c’era un portacenere. Volli domandarle se la avesse tolta lei dal muro; ed ella, arrossendo leggermente, mi rispose:

— Scusi tanto, m’è parso che le bisognasse piuttosto un portacenere.

— Ma c’era acqua benedetta nell’acquasantiera?

— C’era. Abbiamo qui dirimpetto la chiesa di San Rocco....

E se n’andò. Mi voleva dunque santo quella minuscola mammina, se al fonte di San Rocco aveva attinto l’acqua benedetta anche per la mia acquasantiera? Per la mia e per la sua, certamente. Il padre non doveva usarne. E nell’acquasantiera della signorina Caporale, seppure ne aveva, vin santo, piuttosto.


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Ogni minimo che — sospeso come già da un pezzo mi sentivo in un vuoto strano — mi faceva ora cadere in lunghe riflessioni. Questo dell’acquasantiera m’indusse a pensare che, fin da ragazzo, io non avevo più atteso a pratiche