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do i dorsi di quei pochi che avevo già disposti sul palchetto della scrivania. — Poi, qualche altro giorno, le mostrerò i miei, eh? Ne ho di buoni anch’io. Mah!

E scrollò le spalle e rimase lì, astratto, con gli occhi invagati, evidentemente senza ricordarsi più di nulla, nè dov’era nè con chi era; ripetè altre due volte: — Mah!... Mah!, — con gli angoli della bocca contratti in giù, e mi voltò le spalle per andarsene, senza salutarmi.

Ne provai, lì per lì, una certa maraviglia; ma poi, quando egli nella sua camera mi mostrò i libri, come aveva promesso, non solo quella piccola distrazione di mente mi spiegai, ma anche tant’altre cose. Quei libri recavano titoli di questo genere: La Mort et l’au-delà — L’homme et ses corps — Les sept principes de l’homme — Karma — La clef de la Théosophie — A B C de la Théosophie — La doctrine secrète — Le Plan Astral — ecc., ecc.

Era ascritto alla scuola teosofica il signor Anselmo Paleari.

Lo avevano messo a riposo, da caposezione in non so qual Ministero, prima del tempo, e lo avevano rovinato, non solo finanziariamente, ma anche perchè, libero e padrone del suo tempo, egli si era adesso sprofondato tutto ne’ suoi fantastici studii e nelle sue nuvolose meditazioni, astraendosi più che mai dalla vita materiale. Per lo meno mezza la sua pensione doveva andarsene nell’acquisto di quei libri. Già se n’era fatta una piccola biblioteca. La dottrina teosofica però non doveva soddisfarlo interamente. Certo il tarlo della critica lo rodeva, perchè, accanto a quei libri di teosofia, aveva anche una ricca collezione di saggi e di studii filosofici