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Romilda Pescatore, vedova Pascal, e Marianna Dondi vedova Pescatore? »

« — Sissignore. Ma chi è lei?

« — Io sarei il defunto marito della signora Pascal, quel povero galantuomo morto l’altr’anno, annegato. Ecco, vengo lesto lesto dall’altro mondo per passare le feste in famiglia, con licenza dei superiori. Me ne riparto subito! »

Rivedendomi così all’improvviso, sarebbe morta dallo spavento la vedova Pescatore? Che! Lei? Figuriamoci! Avrebbe fatto rimorire me, dopo due giorni.

La mia fortuna — dovevo convincermene — la mia fortuna consisteva appunto in questo: nell’essermi liberato della moglie, della suocera, dei debiti, delle afflizioni umilianti della mia prima vita. Ora, ero libero del tutto. Non mi bastava? Eh via, avevo ancora tutta una vita innanzi a me. Per il momento... chi sa quanti erano soli com’ero io!

— Sì, ma questi tali, — m’induceva a riflettere il cattivo tempo, quella nebbia maledetta, — o son forestieri e hanno altrove una casa, a cui un giorno o l’altro potranno far ritorno, o se non hanno casa come te, potranno averla domani, e intanto avran quella ospitale di qualche amico. Tu invece, a volerla dire, sarai sempre e dovunque un forestiere: ecco la differenza. Forestiere della vita, Adriano Meis.

Mi scrollavo, seccato, esclamando:

— E va bene! Meno impicci. Non ho amici? Potrò averne...

Già nella trattoria che frequentavo in quei giorni, un signore, mio vicino di tavola, s’era