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bronchite e per miracolo non ero morto. Benone! Me lo diceva sempre il nonno. Io però non dovevo rimpiangere come comunemente si suol fare, di non esser morto, allora di pochi mesi. No: perchè, in fondo, che dolori avevo sofferto io, in vita mia? Uno solo, per dire la verità: quello de la morte del povero nonno, col quale ero cresciuto. Mio padre, Paolo Meis, scapato e insofferente di giogo, era fuggito via di nuovo in America, dopo alcuni mesi, lasciando la moglie e me col nonno; e là era morto di febbre gialla. A tre anni, io ero rimasto orfano anche di madre, e senza memoria perciò de’ miei genitori; solo con queste scarse notizie di loro. Ma c’era di più! Non sapevo neppure con precisione il mio luogo di nascita. Nell’Argentina, va bene! Ma dove? Il nonno lo ignorava, perchè mio padre non gliel’aveva mai detto o perchè se n’era dimenticato, e io non potevo certamente ricordarmelo.
Riassumendo:
a) figlio unico di Paolo Meis; b) nato in America nell’Argentina, senz’altra designazione; c) venuto in Italia di pochi mesi (bronchite); d) senza memoria nè quasi notizia dei genitori; e) cresciuto col nonno.
Dove? Un po’ da per tutto. Prima a Nizza. Memorie confuse: Piazza Massena, la Promenade, Avenue de la Gare... Poi, a Torino.
Ecco, ci andavo adesso, e mi proponevo tante cose: mi proponevo di scegliere una via e una casa, dove il nonno mi aveva lasciato fino all’età di dieci anni, affidato alle cure di una famiglia che avrei immaginato lì, sul posto, perchè avesse tutti i caratteri del luogo; mi pro-