Pagina:Pirandello - Enrico 4., 1922.djvu/72

64 Luigi Pirandello

signore? (Si riaccosta alla Marchesa e, osservandole i capelli): Eh, ma vedo che.... anche voi, Duchessa.... (Strizza un occhio e fa un segno espressivo con la mano): Eh, italiana.... (come a dire: finta; ma senz’ombra di sdegno, anzi con maliziosa ammirazione): Dio mi guardi dal mostrarne disgusto o meraviglia! — Velleità! — Nessuno vorrebbe riconoscere quel certo potere oscuro e fatale che assegna limiti alla volontà. Ma, dico, se si nasce e se si muore!... — Nascere, Monsignore: voi l’avete voluto? Io no. — E tra l’un caso e l’altro, indipendenti entrambi dalla nostra volontà, tante cose avvengono che tutti quanti vorremmo non avvenissero, e a cui a malincuore ci rassegniamo!

Dottore

(tanto per dire qualche cosa, mentre lo studia attentamente):

Eh sì, purtroppo!

Enrico IV

Ecco: quando non ci rassegniamo, vengono fuori le velleità. Una donna che vuol esser uomo.... un vecchio che vuol esser giovine.... — Velleità, velleità: fissazioni ridicole, certo. — Ma riflettete, Monsignore, che non meno ridicole sono poi tutte le altre: quelle voglio dire nelle quali la volontà sia contenuta dentro i limiti del possibile. — Nessuno di noi mente o finge! — C’è poco da dire: ci siamo fissati tutti in buona fede in un bel concetto di noi