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Enrico IV 61

fosse venuto a impedirmelo in nome di Papa Alessandro, l’avrei ripudiata! Sì: c’era chi si prestava a favorire il ripudio: il vescovo di Magonza, per centoventi poderi. (Sogguarda un po’ smarrito Landolfo, e dice subito): Ma non debbo in questo momento dir male dei vescovi. (Ritorna umile davanti a Belcredi) Vi sono grato, credetemi che vi sono grato, ora, Pietro Damiani, di quell’impedimento! — Tutta d’umiliazioni è fatta la mia vita: — mia madre, Adalberto, Tribur, Goslar — e ora questo sajo che mi vedete indosso. (Cangia tono improvvisamente e dice come uno che, in una parentesi di astuzia, si ripassi la parte) Non importa! Chiarezza d’idee, perspicacia, fermezza di contegno e pazienza nell’avversa fortuna! (Quindi si volge a tutti e dice con gravità compunta): So correggere gli errori commessi; e anche davanti a voi, Pietro Damiani, mi umilio! (Si inchina profondamente, e resta lì curvo davanti a lui, come piegato da un obliquo sospetto che ora gli nasce e che gli fa aggiungere, quasi suo malgrado, in tono minaccioso). Se non è partita da voi l’oscena voce che la mia santa madre, Agnese, abbia illeciti rapporti col vescovo Enrico d’Augusta!

Belcredi

(poichè Enrico IV resta ancora curvo, col dito appuntato minacciosamente contro di lui, si pone le mani sul petto, e poi negando).

No.... da me, no....