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SILVIO

Per carità, per carità, Fulvia! Hai riconosciuto tu stessa la necessità di tacere — anche per te!

FULVIA

Proprio per me? Tu vuoi tacere per non offen- dere sua madre, ecco perchè!

SILVIO

Ma se sei tu!

FULVIA

Non è vero! Io per lei sono — questa — e non posso essere sua madre! Sono arrivata al punto di crederci io stessa! Mi pare, mi pare veramente figlia di quell’altra. È spaventoso! Fin dal primo momento che la vidi e dovetti frenare ogni impeto che mi lan- ciava ad abbracciarla, a rifarmela mia sul mio petto! Le parole riguardose che fui costretta a dirle, che lei quasi m’ impose col suo contegno, sono rimaste — irremovibili — non solo, ma così, proprio — realtà — realtà — anche per me. La guardo, con quelle spallucce lì, con quel- l’aria, e non credo più io stessa, proprio non sento più, che glieli abbia fatti io, quegli occhi, quella bocca; come se veramente ci fosse stata qui un’al- tra, da cui lei è nata — che io non so! — E il bello è poi, che non lo sa neanche lei! — L’ ombra, di- venuta realtà! E che realtà! Ha ucciso in me, veramente, il mio istinto materno per lei! Ora più che mai, che lo risento in me vivo per un’altra. —