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FULVIA

(c. s. quasi che parlasse d’ un’ altra) Così, così. Non potendo più levartela dai piedi, per forza, rassegnato, hai dovuto portartela in casa. Se lei potesse credere questo, forse, vedendomi ’trat- tata così, disprezzata, avvilita, e nello stesso tempo, me, umile, docile...

SILVIO

Ma non è possibile!

FULVIA

Ah, ora, grazie, lo so! Hai fatto il contrario! C è un odore di santità, qui, che viene da quella morta...

SILVIO

(alludendo alla figlia) Non aveva avuto madre! Che la pensasse almeno come una santa, dovendo farle un inganno, mi parve che questo fosse il piii pietoso, non solo per lei, ma anche per te!

FULVIA

(con impeto, subito frenato) Non dire per me! non dire per me! Non l’hai fatto per me, scusa! Per te l’hai fatto, per quietarti in qualche modo la coscienza, che ti rimordeva. E non l’hai quie- tata I Non si quieta mica, con le imposture, la co- scienza.

SILVIO

T’ ho pregata di non usare più codesta parola!

FULVIA

Scusa, mi hai fatto morire, e poi mi hai san-