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non poteva pensare allora a far dir messe. Tranne che non ci abbiate pensato voi, per suo conto, o il padre.
BETTA
(rimanendo mihara:::zata) Già... veramente... Sarà stato il padre... .
FULVIA
(rìdendo) Come va, come va quest’ affare? Voi dovreste ricordarvi, perchè siete stata sempre qua, voi! Vi è morta tra le braccia, la padrona! SILVIO CELLI, che è stato di là a parlare con Livia, en- trando a questo punto per il primo uscio a destra, ode le ultime parole di Fulvia, e subito, costernatissimo, temendo ch’ ella stia quasi per svelare il segreto, la richiama.
SILVIO
Fulvia! (ma subito resta come interdetto, tra- dito dal primo impeto che gli ha fatto venire sulle labbra il vero nome di lei).
FULVIA
(subito voltandosi, rimediando con gioja ma- ligna) Chi chiami? Fulvia? Oh Dio benedetto! Capisco che oggi è l’anniversario; ma che tu debba pensarci fino al punto di chiamarmi col « suo » nome, via, mi sembra un po’ troppo!
SILVIO
Scusami... sì, hai ragione...
FULVIA
Di niente, caro! È naturale. Nomi sopram- messi, sfuggono I Mi chiamavo Flora, sapete,