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rori della vita! Ma, Dio mio, sono orrori almeno! — Non una vita fatta di niente. — Niente! — Om- bra. — Silenzio d’ un tempo che non passa mai. — Neanche acqua da bere. — Acqua di cisterna, ama- ra, renosiccia... — Ma non sarebbe nulla! È quel silenzio! quel silenzio! Figuratevi che vi si sente anche un soffio di vento, quando scuote la fune della cisterna giù in piazza, e la carrucola che ne stride; mentre voi, dentro... — Ah! Un piano di. vecchio tavolino, unto, polveroso, ingombro di carte giudiziarie — e una mosca che vi scorre a tratti, sopra. E tutta la vita lì, in quella mosca che voi state a guardare per ore e ore. — Ebbene, immaginate di sentire un giorno, in quel silenzio, il suono d’ un pianoforte : l’unico del paese. Vi corsi incontro come un assetato! E sissignori, sposai quella donna più vecchia di me, che mi parve bellissima e intelligentissima, solo perchè aveva quel pianoforte. — Perchè musica, musica io ho studiato, capite? non ho mai studiato legge io. — Sono un musicista, io! — E quella — dacché la sposai — m’ ha chiamato sempre pretore. Sì, sì, e anche i figli! — Quattro — cresciuti con lei in campagna — a-nal-fa-be-ti. — Anch’ essi, an- ch’ essi — non mi chiamano mica papà! pre- tore mi chiamano! anzi : — P r e t o’! , come la madre. — È in casa il P re t o’? — No, è a 11 a p r e t u r a, i 1 P r e t o’! Scoppiano a ridere tutti, tranne Fulvia.

ROGHI

(tra le riso) Oh bella! oh bella!

MAURI

Ridete, sì, ridete! Vog’lio riderne anch’io, ora! — Me ne sono liberato, vivaddio! — D’amo-