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Quasi contemporaneamente s’ apre l’uscio a destra e appare FULVIA GELLI, incerta, sgomenta, pallidissima, come una che sia stata or ora strappata dalle mani della morte. Ha tut- tavia negli occhi un che di fosco ; e il volto è come indurito, sassificato in una disperazione squallida e atroce. Venuta qui per morire, sprovvista di tutto, levandosi ora di letto, ha indossato — in mancanza d’ altro — il suo abito di viandante perduta, che strìde, in contrasto con quella dispe- razione del volto. Stridono ancor più i voluminosi magnifici ca- pelli in disordine, sfacciatamente ritinti d’ un color fulvo ac- ceso, che le avviluppano come in una fiamma lingueggiante il volto disperato. Non ha avuto forza d’agganciarsi il busto su! seno, che è quasi scoperto, e provoca, ma frigidamente, poiché ella ha un evidente sdegno e un vero intimo odio per la sua bella persona, come se da un pezzo non le appartenesse più e non sapesse più neppure com’ esso è, non avendo mai, se non con feroce ribrezzo, condiviso la gioja che gli altri ne han preso Muove alcuni passi per la sala, verso l’ uscio a vetri chiuso attraverso al quale giungono le voci concitate delle due donne di don Camillo e del Roghi, che cercano d’ impedire il passo a MARCO MAURI. A un tratto, però, questi, sbarazzandosi d tutti con uno strappo violento, irrompe spalancando l’uscio e s precipita su Fulvia(ch’ egli chiama Flora) abbracciandola, strin gendola a sé freneticamente. È sulla quarantina, bruno, magro con lucidi occhi sfuggenti, da matto : quasi ilari, pur nella più fiera esagitazione, ìlari e parlanti. Fronte rotonda, specchiante. Capelli da negro, crespi f gremiti, ma già in parte grigi, spar- titi nel mezzo. Sopracciglia foltissime. Parla e gestisce con quella certa teatralità ciie è pj-opria della passione esaltata : teatralità calda e sincera, ma che pure, a tratti, quasi vede sé stessa, e scatta allora per rimorso in gesti irosi, o scade, quasi in com- penso, impro\^-isamente, in toni confidenziali, che fanno, per contrasto e cosi senza trapasso, un curiosissimo effetto. Fulvia tenta dapprima di respingere, quasi odiosamente, l’ab- braccio ; ma poi, investita, soffocata da quella frenesia, nello smarrimento della debolezza che il male recente le ha lasciato, vien meno e s’abbandona come morta tra le braccia di lui.
MAURI
(liberandosi e spahììcando V uscio) Via tutti, vi dico!(precipitandosi su Fulvia e abbraccian- dola e. s.) Flora! Flora mia! Flora! Flora! — Libero! Sono libero! Ritorno a te, liberato! — Mi son liberato di tutto e di tutti!(Notando che ella gli s’ abbandona tra le braccia, riversa) Flora mia!