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LIVIA
Ma starete tranquilla, ora : Me ne vado!
FULVIA
Non puoi andartene! Non devi! Ho patito il martirio, io, un anno, qua, perchè tu restassi ac- canto a tuo padre almeno, poiché accanto a me non vuoi... Livia la guarda male.
FULVIA
(subito, allora, correggendosi) Non puoi, non puoi — va bene! — E non ho fatto nulla io, per costringerti, se non dimostrarti tutto l’af- fetto d’una vera madre, finché non me ne sono astenuta, vedendo che tu non potevi rispon- dere a quest’affetto, e che anzi ne provavi sdegno, anziché piacere. — Ebbene, non voglio nulla. Se- guita pure a sdegnarmi. — Ma sono la moglie legittima di tuo padre. E non te lo dico per me. Te lo dico per la bambina di là — che tu perciò devi amare ; anche se non ami me : perchè è tua sorella! Una figlia, tal quale come te, senza nessuna differenza! — E questo anzi è bene tu lo intenda subito : — Senza dif- ferenza! — Non potrei ammettere, che tu ne pensassi per lei una sala!
LIVIA
Tranne quella della madre, mi concederete.
FULVIA
(perdendo a questo punto, alla sferzante ironia, ogni dominio di se) No, nemmeno questa!