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DON CAMILLO
(volgendosi al Roghi) Ho insegnato al signor ofessore, prima che partisse, la malizia di far ’mare al ritorno la vettura giù. sotto al nostro to, per tagliar la salita alla scòrcìatoja^ anziché ’e, con la vettura al passo, tutta la girata fin assù in cima.
LA NÀCCHERI
(s. s.) E poi?
DON CAMILLO
Volevo appunto domandare alla Giuditta, se era ricordata d’ andare ad aprire il cancellino /U^^’*^ ir orto giù.
LA NÀCCHERI
Niente altro?(Rivolgendosi alla figlia, che si ne in discosto, mortificata) Su, e rispondi a tuo ), se ti sei ricordata!
GIUDITTA
(guardando in là, iriffistidita) Ma sì, ai, è erto.
LA NÀCCHERI
(con un inchino ironico al cognato, come se lo cesse per conto della figlia) È aperto. — Un or- ■le dello zio! Mi pareva assai che non se ne fosse
- prdata! Avesse mai obbedito così a -siipnja-
o! Non mi sarebbe rimasta lì melèiisa per sa; sulle braccia, e così, nè acerba, nè matura.
ROGHI
Ma è poi sicuro, don Camillo, che il profes- re ritornerà stamattina? Non vorrei star qui aspettarlo inutilmente.