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20 CAPO II

§ V — Pronunzia delle consonanti.

Tutte le consonanti ritengono l’istesso suono degli italiani, eccettuata la nuova aggiunta ñ.

Della nuova ñ ossia ñ Torinese.

La nuova ñ è una specie d’ñ, la quale in gran parte si perde in bocca nel pronunziarla: ed in vero ella si pronunzia ritraendo il labbro inferiore colla bocca alquanto chiusa e sensibile azione del naso, come ne’ vocaboli baroña, baroñe, cusiña, cusiñe, Orsoliña, laña, lañi, mañi, soño, badiño, davaño, ecc., simile alla ע ain, degli ebrei, il cui suono, parte dalla bocca e parte dal naso si fa sentire. Chiameremo pertanto questa ñ torinese, per esser ella in uso specialmente presso noi, poichè, come si vede dagli addotti esempi, la usiamo nella massima parte de’ vocaboli, quando è la penultima della parola, però non monosillaba, e vien seguita dalla a e dalla i, ed anche dalla e e dalla o chiuse, e le precede altra vocale. Avvertasi però, che, quantunque in fine delle parole vi siano le n con caratteri italiani, siccome tali n hanno un suono quasi simile alla suddetta ñ, tuttavolta si pronunzieranno sempre alla torinese, e quando vogliono avere il suono italiano sarà necessario il raddoppiare le n in fine delle parole, come nei segnati casi: Giavenn, Giaveno, otonn, autunno, tonn, tonno (pesce), pann, panno, ann, anno, dann, danno, afann, affanno, bręnn, crusca; ed allora quando alla n procede la r, come nelle parole diurn, diurno, infern, inferno, etern, eterno, ecc.

Della s.

Sebbene gl’italiani abbiano due s, tuttavia si fa da essi niuna differenza; ond’è che talvolta dolce, talvolta aspra si pronunzia, senza potersene ad un tratto veder la ragione. Per noi la s sola sarà dolce, e raddoppiata aspra.

Della s dolce.

Dolce si chiama quella s, che in pronunziandosi rende il suono quasi d’una mezza z, come nelle parole italiane cosa, roso (da