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DELLE PRONUNZIE PIEMONTESI | 19 |
§ III — Della pronunzia delle semivocali.
Pronunzia della semivocale ę ossia e muta.
Questa è una specie d’ę che chiamo muta1, perchè rende un suono muto ed oscuro, ed è pronunziata alla sfuggita, in maniera che se ne perde, in pronunziandola, una gran parte, come vęsco, vescovo, badęssa, abadessa, scablęta, caldanino, dęstissor, spegnitoio, mochęte, smoccolatoio, palęta, paletta, rascęta, radimadia, ecc. Nelle parole poi che principiano con un suono di voce il quale ha d’analogia colla ę muta, ma che si fa sentire pressoché la metà meno, invece di questa ę vi si metterà un apostrofo, come nelle parole ’ndurmi, addormentato, ’ndè, andare,’n, in, ’nt, dentro, 'n, ne, ’l, il, l’, lo, o la, ecc., poiché vale l’apostrofo degli italiani, che usano specialmente negli articoli.
§ IV – Del dittongo proprio
Chiamo dittongo proprio l’au, eu, perchè rende in pronunciarlo un suono doppio, come nei vocaboli faudal, faudiña, aussè, bauti, sautarel, Eusebi, feudo, neutr, ecc., cioè lascia sentire ambedue le vocali ond’è composto.
Pronunzia del dittongo improprio.
Il dittongo improprio, che per distinguerlo dal dittongo proprio eu io segno sopra, come ëu, tale si chiama, perchè pronunziandosi rende un suono semplice, come nelle parole piemontesi fëu, fuoco, bëu, bue, farëu, farò; simile al dittongo francese feu, fuoco, deux, due, peu, poco, eu, avuto, ecc. Si pronunzierà pertanto con bocca semichiusa, allungando alquanto le labbra con tuono enfatico.
- ↑ Si potrà anche chiamare ę recisa, perchè il suo suono vale pressoché la metà meno della e chiusa, e perciò per distinguerla da questa giudicai di tagliarla nella coda.