ciorno ad inalberarlo per loro insegna, (come a suo luogo diremo) Non lasciò il Duca Romualdo l’adoratione del Serpente, ma secretamente fattosene fare un simulacro d’oro di quello, chiamato Amfisibena, che parimente hà due teste, et è conforme l’armi de’ Signori Bilotti anco Nobili Beneventani, che ancor essi in quell’istesso tempo l’alberarono (come si dirà appresso) lo teneva in somma veneratione, con offerirli sacrificij, e commettere molte idolatrie; il che dispiacendo non poco a Theodorinda sua moglie ne avisò San Barbato, il quale pregò la Duchessa, che desse quel simulacro in suo potere, e replicandoli quella, che il Duca ne harebbe sentito dispiacere grande, e si sarebbe per ciò mosso a sdegno contro di essa; il Santo huomo l’assicurò, che non gli sarebbe per ciò avvenuto disgusto alcuno; onde essa gli mandò l’idolo mentre il Duca era a caccia; il Santo l’aspettò con opportuna occasione, e rimproverolli con efficaci parole l’ingratitudine, che usava verso la divina Maestà; mentre anche dopo havere ricevute tante gratie, continuava in uno sì abo-