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svariate fasce, che poi in un arco maggiore si ripete più sbiadata, ed inversa, ed è ancor la luce che si rifrange e si riflette dalle gocciole sospese, come ce l’addita il fisico geometra, il quale d’ogni parte di sì bel fenomeno sa darci compiuta spiegazione. Che diremo del crepuscolo prodotto appunto dall’atmosfera, e così utile per l’uomo? v’è quì, o Uranio, sì manifesto il fine propostosi dal Creatore, e così luminosa la traccia di sua Sapienza, che io non posso a meno di soffermarmi un momento. Doveva sorgere il Sole sull’orizzonte, e poi sotto di esso tornare per darci la vicenda del giorno e della notte: ma che? per tutto il tempo in cui stava invisibile, alcun suo lume non poteva attenuare quel buio, nel quale avremmo a lungo brancolato, e appena spuntava il suo raggio sarebbe venuto a ferir per diritto le deboli nostre pupille, che non avrebbero sofferto sì subito trapasso da folta oscurità a vivace splendore. Quale rimedio a questo duplice danno? e per diminuire la lunghezza della notte e per disperdere insensibilmente le tenebre sino a cambiarle col fulgor del meriggio? eccolo appunto in quel fluido ambiente tutt’intorno il nostro globo, che incurva i raggi e ce li trattiene dopo il tramonto, non permettendo che ci siano sottratti, se non a poco a poco: ed egualmente