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secondo le leggi, cui Ella stessa sottopose quel fluido ammirabile. „Fieri ne potuit, domanda Newton, ut oculus sine scientia optices fuerit constructus?„ (Op. Q. XXVIII). Che cosa è la luce? la diremo noi, o Uranio, la più bella fra le creature inanimate? sì certamente, se per lei sola vien dipinta ogni bellezza sulla faccia del creato. Ma questa bellezza ci parla di Dio: „unde orta est, domanda di nuovo Newton, eximia mundi species et pulchritudo?„ (Op. ivi). Veder la luce cogli occhi e non veder Dio collo spirito, egli è mai questo possibile? se la consideriamo un po’ più in là che colle prime notizie dei sensi, un miracolo di sapienza si manifesta alla nostra mente. Sai tu, io vorrei dire ad un ateista, con quali leggi si muove questo fluido, quando si riflette dalle superficie de’ corpi, e viene al tuo occhio? quando si rinfrange fra gli umori del medesimo, e va a pingere l’immagine sopra il suo fondo? Sono leggi recondite, che contengono una ragione di massimo e di minimo trovata da que’ geometri, che sottoposero i fenomeni della riflessione e della rifrazione ai loro calcoli astrusi. Qui la necessità di una intelligenza è tanto palese, quanto per ogni fatto la necessità di una ragione sufficiente. Forse l’incredulo ignora l’esi-