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morande parole, che qualche moderno avrebbe pur bisogno di meditare: „Decuit Eum, qui res omnes creavit, easdem disponere quoque et in ordinem collocare. Quae si vera rerum origo fuit, jam indignum erit philosopho alias mundi condendi rationes exquirere, vel comminisci quemadmodum e Chao per meras leges naturae mundus universus oriri potuerit„ (Newton Opt. L. III. Quae. XXXI.).1

La voce dell’Onnipotente intima di quel tenore, che solo può convenire alla Divinità: sia fatta la luce: e la luce fu fatta. Un’opera sì meravigliosa è già formata; eppure non è ancora creata quella pupilla, che deve goderne l’aspetto. Sembra che il Divin Facitore abbia così prevenute le obbiezioni di que’ filosofi, che impugnando con troppa forza il principio delle cause finali ricusano di riconoscere nella natura una preordinazione di mezzi al conseguimento di un fine. La luce fu fatta prima dell’occhio, e così si potè riconoscere, che allorquando la Sapienza Divina si propose di formare l’organo della visione, ne diresse la costruzione

  1. Per le citazioni di quest’opera scritta originariamente in inglese mi servo della versione latina di Samuele Clarke, la quale, come è noto, è stata eseguita sotto gli occhi dell’autore e da lui approvata.