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vissimo di espandere in altri le sue cognizioni, e talvolta si fa grata illusione col suffragio delle future generazioni; conoscerà ben chiaramente, ch’egli è per natura destinato a vivere nella società, ove più, che di piaceri sensibili, può fare acquisto di piaceri intellettuali tanto ai primi superiori, quanto lo spirito è da più della materia. E rispetto ai diritti, crederà egli di vedere l’origine nella forza, riguardando il potente qual suo oppressore, il debole come sua preda? no: ch’egli è avvezzo a stimar l’uomo per la sua parte migliore, per quella, che il fa degno di conoscere la verità, d’indagarla, e di convincerne gli altri. Perciò egli non disprezzerà il poverello per la rozza lana, che appena il copre, nè s’inchinerà al ricco per la porpora di cui fiammeggia, ma cercherà più addentro l’origine del vero merito: e dove non potrà rispettare l’attual pregio del sapere, rispetterà almeno la potenza per acquistarlo. Io so, che un ente ideale illude presentemente la mia immaginazione: ma se egli non diventa reale, ed esistente, ciò è colpa delle umane passioni, che giungono a depravarne l’indole, e a svisarne i lineamenti.

Gettiamo finalmente un rapido sguardo sopra l’uomo considerato in se stesso. Egli è ben certo,