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è conforme a’ suoi dettati. Svanisce il finito rimpetto all’infinito: se dunque mi abbandona la mia ragione quando m’affisso ne’ misteri adorabili della Rivelazione, ella è cosa ben giusta e conveniente, distando per natura la mia mente infinitamente dalla Divina.
E quì caduto essendo il discorso sopra i misterii, se io non mi riconoscessi affatto indegno di portar le mie parole in argomenti così elevati, dove appena s’arrischiano d’aprir labbro i più consumati Teologi, vorrei dirti, o Uranio, di passaggio, che una mente avvezza alle forti astrazioni dovrebbe più dell’altre essere facile a persuadersi, che non mai in contraddizione colla ragione possono essere anche le più incomprensibili verità rivelate. Troppo le idee di tempo e di spazio, ovvero di successione e di estensione, sono a noi famigliari, perchè indivisibili da tutto ciò, che ad ogni momento cade sotto ai nostri sensi: ora è appunto il non togliere queste idee, quando alziamo la mente a certi altissimi misteri, sui quali tu già mi previeni, che fassi cagione di que’ torbidi, e di quelle inquietudini, ond’è sgombra la più sicura, ed invidiabil fede del semplice, e del fanciullo. Ma se alcuno (ed è veramente possibile) arriva a convincersi, che può darsi un modo d’esistere indi-