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l’Ente in se beatissimo abbia voluto far di nulla una creatura, ed arricchirla di nobilissime doti: sorge in appresso la gratitudine per beneficio sì segnalato, e l’amore mette l’ali verso quel centro d’ogni bene, che quantunque infinito è pur quel solo, che basta ad appagar le sue brame. La mente, ed il cuore mantengono fra loro una mutua intelligenza: mentre quella scopre l’Essere sapientissimo, e onnipotente, questo il desidera amabilissimo, e pietoso; e allora subito ripiglia la prima, che l’Essere infinito debba esser tale egualmente in tutte le perfezioni, sì che se è infinita la sua sapienza, infinita è pure la sua bontà. Ed ecco una felice disposizione per conforto di quella Fede, senza di cui ogn’altra credenza intorno alla Divinità non ci gioverebbe a salute: intendo la fede sui misteri della Redenzione. Giacchè un’anima credente compresa dell’idea d’un Dio infinitamente buono, non troverà soggetto di scandalo, ma piuttosto maraviglie ineffabili d’amore nelle umiliazioni incomprensibili, cui volle soggettarsi il Divin Verbo per oprar il nostro riscatto.

Potendo così per la cognizione dell’uomo, e per la cognizione di Dio rendersi utili le nostre scienze, nemmeno taciturne del tutto resteranno su quelle relazioni, che passano fra l’uomo e Dio, e l’uomo