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La prima e più facile riflessione, che ci somministrano queste scienze figlie dell’umano pensiero, si è sull’eccellenza del nostro spirito dotato di quella maravigliosa facoltà, che dicesi dell’astrarre, per cui egli ragiona sulle essenze delle cose spogliandole degli accidenti, che le accompagnano nei concreti, e corre sopra tutto l’esistente, ed anche sopra il possibile con generali, e rapidissime considerazioni. Quando io penso a questa facoltà d’astrazione, di cui non si è mai potuto riconoscere alcun’orma ne’ bruti, mi par di veder l’uomo di gran tratto elevato su tutto ciò, dove i suoi sensi si incontrano: veggo spezzata quella fantastica catena, che fu immaginata congiungere per piccolissimi ed insensibili anelli il sasso coll’essere ragionevole; un sentimento, non so, se di compassione o di dispetto, mi sorge in cuore per quel cieco filosofismo, che non vuole veder nell’uomo, se non materia. Quando il mio spirito prende questo volo su tutto il creato, sento in lui una voce, della cui veracità non ho dubbio, la quale parmi che dica: io vi trapasso, o inferiori sostanze: conosco, che il mio essere è di molto sul vostro più elevato: m’accorgo di quel lume del divino volto, che sopra di me è stato impresso. Quanto è mai soave una tal voce! come è possibile, che non la senta, chiunque si avvezza