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fezionamento le nostre cognizioni intorno alle questioni morali: non saranno però questi mai gli analitici, nè sarà mai vero, che questo perfezionamento possa essere simile a quello introdotto nelle scienze fisiche. Così dicendo non parmi (secondo l’accusa del sig. Laplace, Essai p. 134) di opporre al progresso dei lumi una forza quanto perniciosa, altrettanto inutile. Parmi anzi utile l’avvertire l’umanità di non lasciarsi ne’ suoi studi traviare dietro lusinghe, che seducono il suo orgoglio, quando si crede, che siano fallaci le strade, sulle quali vuolsi impegnarla, e che camminando per esse, piuttosto nelle tenebre, che nei lumi possa essere il suo progresso.
M’accorgo, mio caro Uranio, che per l’attenzione voluta dalla severità di queste ricerche ti sarà riuscita alquanto grave la lettura di questa mia lettera: ma credimi, che l’argomento ne era degno. Se infatti giungerai a persuaderti, com’io già lo sono da qualche tempo, della disconvenienza e dell’inganno, che seco porta l’applicazione del calcolo alle questioni morali, a te, come già a me, non farà più alcuna impressione il contrasto di alcuni risultamenti del calcolo con certe massime sicure di ragione e di Religione. A’ dì nostri, ne’ quali la miscredenza cercò nelle figure, e nelle ci-