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tità interessate in quella questione: ma sapendo di avere a trattenersi in un’altra ricerca più elevata, e recondita, si solleva a tutte le questioni d’indole simile, e si studia di trovare le forme con cui sono composte le quantità analitiche, e che la proposta ha comuni con esse. Terminata questa prima, e più difficile parte del suo lavoro, passa poi per tutt’altri mezzi alla seconda, e talvolta anche l’abbandona a chi si occupa di grafiche costruzioni o esamina e misura i fenomeni fisici, e che trovando così i valori numerici da attribuirsi alle quantità letterali, rende utili e pratici i dettati dell’astrusa teorica. È dunque ben chiaro, che nella scrittura analitica la determinazione delle forme delle funzioni è un affare assai diverso dalla misura: se quest’ultima non può farsi nelle cose morali, non può nè manco farsi la prima: già vedemmo come l’una di queste impossibilità basta a far trionfare la nostra causa; pure vo’ fare osservare, che anche l’altra vi può bastare egualmente, e questo è il nuovo argomento, sul quale, o Uranio, io domando la tua seria attenzione.
Bada sulle prime, che io parlo dell’applicazione del calcolo a quelle questioni, la cui natura sussiste indipendentemente dal filosofo, che la esamina. Il vagheggiare certe proprietà degli estesi, o