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cerche, e lasciaronle cader nell’obblío, tranne una sola, la più ardita di tutte, che si proposero di sostenere, e d’ingrandire con tutti gli sforzi della loro dottrina e del loro ingegno. È dessa l’applicazione delle matematiche a varie questioni proprie delle scienze morali. Condorcet vuole persuaderci dietro l’opinione di un suo amico sul principio della Prefazione alla sua opera intorno alla probabilità delle decisioni rese a pluralità di voci, che le verità delle scienze morali e politiche sono suscettibili di ottenere coll’aiuto delle matematiche una certezza simile a quella delle scienze fisiche: e Laplace nel suo Saggio filosofico sulle probabilità (4. ed. pag. 134) c’invita anche più palesemente ad applicare alle prime lo stesso metodo fondato nella osservazione, e nel calcolo, che sì bene ci serve per le seconde. Eppure io già ti scrissi, che una barriera separa le scienze morali dalla scienza delle quantità: la mia asserzione è dunque in conflitto con quella di alcuni grandi Geometri. Che pertanto si dovrà dire? Qual peso accordare alle contrarie sentenze? Ecco il soggetto, ch’io scelsi per trattenere, o Uranio, questa volta le nostre attente riflessioni.

Trovo sul principio assai conveniente avvertire, che quando io dico non potersi le matematiche