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LETTERA II.da
Ben lo sapea, che ingannato non mi sarei quando scrissi dietro la conoscenza delle ottime doti del tuo ingegno, e del tuo cuore, o mio diletto Uranio, che a te pure sarebbe tornato gradevole il progetto di questo nostro epistolare trattenimento e senza noja quel primo tentativo, col quale io procurai di ridur subito all’atto l’utile divisamento. Tu infatti accogliesti quella mia lettera nei modi più cortesi e così aggiugnesti forza alla inclinazione già in me spontanea di proseguire a discorrerla teco intorno alle medesime materie. Eccomi al secondo esperimento: e se nell’antecedente io parlai in generale delle matematiche considerate