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come nel Tiraboschi, non ha più di che fare sorpresa. Dopo la scuola di quelle due micidiali penne di Ferney e di Ginevra, è massima generale per qualunque libro, in cui trovinsi asserzioni contrarie alla Religione, che bisogna riserbarsi il diritto di dubitare, anche quando l’autore protesta d’aver egli stesso veduto, udito, letto: anzi bisogna accrescere maggiormente la diffidenza, quanto più si scuopre in esso l’insistenza onde produrre la persuasione; non essendo spenta affatto la genìa di que’ scrittori, che non si fanno coscienza di falsi racconti, di alterate citazioni, di testi mutilati, i quali ridotti alla vera lezione presentano un senso diverso, ed anche opposto a quello, che si vuole lor dare.
Pongo dopo questi que’ passi, la cui malizia non a tutti è palese, e son quelli, in cui si danno lodi sperticate ad alcuna di quelle tante operette che negli anni addietro volavano a stormo in tutte le parti sotto i titoli di saggi, di opuscoli, di lettere, di pensieri per qualche tratto filosofico che contenga: senza far cenno di tante empie massime che ne imbrattano tutte le pagine; così troverai lodato a cielo il Bayle per avere con certo scritto contribuito a dissipare i timori sulle apparizioni delle comete, senza alcuna parola contro