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sacri Apologisti. Dimmi ora, o caro amico, se ti pare un retto linguaggio quel chiamare la ragione trionfante nel primo caso, e sagrificata nel secondo.

Odo però l’obbiezione di qualche moderno miscredente: se non possiamo veder di fronte certe verità matematiche, vi troviamo almeno colla ragione una convenienza che esclude ogni ripugnanza e contraddizione: non così di alcuno tra i misteri rivelati: motivo per cui vi sono degl’increduli in religione: e non vi sono degli increduli in matematica. Tutto questo discorso è una solenne menzogna. Che niun mistero rivelato presenti soggetto di vera contraddizione, è cosa vittoriosamente provata presso i nostri controversisti; e se qualche apparenza fallace se ne affaccia alcuna volta alla nostra mente, ciò nasce dal non aver ella allora presenti tutte quelle idee, che si richieggono per fare sì gran giudizio, e dall’usare nelle cose divine di quelle stesse viste colle quali suole ragionare nelle cose umane: eccoti una similitudine. Chi dicesse di conoscere un gran fanale, col quale s’illuminano nello stesso tempo diverse stanze in diverse case in diverse città in diverse provincie, ti parrebbe uscito di senno, e troveresti facilmente che la sua asserzione può tacciarsi di contradditoria, perchè hai nella mente l’idea consueta di un