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quella improbabilità fu vinta: dunque questa potenza esiste: ed ecco il Creatore. Che poi avrebbesi a dire se volessimo sollevarci a considerar l’uomo nella sua parte più nobile, in quelle facoltà, tra le quali la sola memoria parve un così gran prodigio a Cicerone da fargli sclamare, che essa sola bastava a persuaderlo esservi nell’uomo qualche cosa di divino! Noi siamo, e viviamo sopra la terra: ma vi siamo noi e vi viviamo in ordine a quel fine, per cui vi ci ha posti il nostro Creatore? quale soggetto di meditazione e fors’anche d’interno rimprovero e di pentimento! Consoliamoci però, finchè resistendo ad ogni urto di falsa dottrina amiamo di studiare nel gran libro dell’universo quella sana filosofia, di cui in questo trattenimento abbiamo rilevato qualche tratto. Resta a proseguire in sì bella impresa, e a cogliere il miglior frutto; e dopo aver riconosciuto Dio meditando le sue opere, riconoscere ancora il suo dominio sopra di noi, i beneficii che gli dobbiamo, e i nostri doveri verso lui, e tra noi stessi. Ciò pure ci vien detto da Newton con quella sentenza, colla quale do termine. „Quatenus ex philosophia naturali intelligere possimus, quaenam sit prima rerum Caussa, et quam potestatem et jus Ille in nos habeat, et quae benefi-