pire questo vuoto. Benediciamo, o mio amico, quella mano pietosa, che ha composte le nostre ossa, quello spirito vivificatore che ha animate con un soffio le nostre membra, quell’amore divino, che ha acceso nella nostra mente il lume della ragione. Noi siamo: ah! senza tante cognizioni prese al di fuori di noi, basta gettare uno sguardo sopra noi stessi e conoscendoci, conosceremo anche Dio. Del corpo umano, riguardato come una macchina di stupenda composizione, io potrei ripetere a maggior ragione tutto quanto dissi degli altri esseri organici, e ben molto avrei da aggiugnere. Leggi ciò che ha scritto il Ruffinl (Rif. crit. M. 2.ª n. 15.) del solo organo della vista, ed estendendo un simile ragionamento a tutti gli altri nostri membri, comprenderai verissima quella sentenza del Boscovich, il quale asseriva che per queste riflessioni l’esistenza di Dio riceve una specie di dimostrazione matematica. Egli così ragionava: deve ammettersi grandissimo oltre ogni nostro concetto il numero dei punti materiali che compongono l’umano corpo: quindi matematicamente infinito il numero delle loro combinazioni e infinita l’improbabilità che ne nascesse fortuitamente la combinazione dell’ordine: per vincere una infinita improbabilità si richiede una potenza infinita: ma