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serva fra le tante mutazioni e in quella perenne vicissitudine per cui essi sempre sorgono gli uni nel deperimento degli altri. E col più pieno trionfo, ove pongasi mente che in quella disposizione, oltre la bellezza e l’armonia, sono altri fini più nobili, fra cui alcuni alla nostra ragione manifestissimi: chè niuno, cred’io, vorrà reputare posta negli animali la doppia fila dei denti pel solo ornamento della bocca, ma tosto riconoscerà che il fine principale è stato la trittura del cibo: nè immaginarsi le giunture fatte per sola eleganza e regolarità, ma predisposte alla velocità del corso e al disimpegno delle funzioni della vita: e ripeterà quest’osservazione le cento e le mille volte, se fia che si adorni di anatomiche cognizioni. Le quali cose così essendo, non ti par egli, o Uranio, proclamata la sapienza e l’onnipotenza del Creatore da questi esseri a noi più vicini, anche più che dallo smisurato incendio del Sole, che arde sempre e non mai consuma, anche più che dai quarantatre movimenti tutti cospiranti nel sistema planetario?

Era fatto il mondo, ed era pieno di esseri viventi: qual cosa ancor vi mancava? vi mancava una creatura atta a conoscere il suo Creatore e ad adorarlo. Iddio creò l’uomo, e intese con ciò di riem-