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intelligentiae et sapientiae Entis potentis, semperque viventis„. (Opt. Q. XXXI.)
Fermiamoci per poco a dichiarare questo pensiero del Geometra inglese in quella maniera che può convenire ai matematici, i quali nella teorica dello combinazioni hanno un argomento validissimo a persuadere che la formazione degli esseri organizzati domanda un’intelligenza, e non un’intelligenza qualunque, ma dotata di sapienza infinita. Fissa sulle prime, o Amico, questi principii verissimi: un corpo benchè assai piccolo è divisibile indefinitamente in parti sempre più piccole; l’ordine nella struttura del corpo dipende dalla opportuna collocazione di queste sue parti: ove vogliasi esclusa l’intelligenza, è assai più difficile che risulti l’ordine dall’accozzamento di molte parti piuttosto che di poche. Ora un piccolo corpo organizzato, una porzion sola di esso, come la corolla di un fiore, l’ala di una farfalla, si consideri dapprima formata di un certo numero di parti, per esempio di cento. Tosto si può domandare: come mai fra le tante combinazioni di queste cento parti, che avrebbero dati risultamenti deformi, ebbe luogo quell’una che le dispose con tanta geometrica esattezza? Ma ciascuna di queste cento parti assai facilmente può immaginarsi divisa in altre cento, e