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questa pure era un’ignoranza di quel recondito magistero il quale, siccome avvertillo il Newton, distribuì queste masse appunto nella guisa che si richiedea perchè le rispettive forze di gravitazione non isconvolgessero l’intero sistema. Se poi, o Uranio, badiamo alla velocità, con cui si muovono globi sì corpulenti, tale che il pensiero si stanca a tener loro dietro: se poniam mente, che nelle traiettorie da essi descritte si verifica sempre una proprietà di massimo e di minimo in quella quantità, che dai geometri è detta quantità di moto, o d’azione: se consideriamo i contemporanei moti di rotazione dei pianeti sui loro assi: se il complesso ed il miracolo stimiamo di tutte queste meraviglie; non è egli vero, che non è possibile trattenersi dall’esclamare col Newton: „Deum summum necessario existere in confesso est?„ (Princ. Sch. Gen.).

La terra e il cielo erano perfettamente formati: qual cosa ancor mancava nella natura? mancava la vita. Nel quinto e sesto giorno creò Dio un ordine tutto nuovo di esseri, e aprì un tutto diverso aspetto di opere prodigiose, su cui stupirono, cred’io, le stesse angeliche intelligenze, che stavano spettatrici di quanto faceva l’Onnipotente. Creò gli animali, e ne furono popolati i campi del-„