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esser Nazione, nazione libera e grande, consapevole dei doveri che stringono insieme le umane famiglie e capace di compierli. Bensì, perch’ei non osi assalire il simbolo Italiano di fronte, ed evochi a combattere con più vantaggio, fantasmi non nostri, l’avversione ad ogni mutamento, ad ogni progresso di popolo, ad ogni educazione emancipatrice, non esce meno chiara o meno intollerante da quanto ei dice — dalle rampogne ai fautori di cangiamenti che illudono colla speranza di sorti più fauste gli operai e gli altri uomini di condizione inferiore — dalle paure che il popolo istupidito dai molti vizi e dalla lunga licenza ceda facilmente alle insidie — dalle avvertenze ai vescovi, perchè predichino siccome legge incommutabile di natura dovere gli uni agli altri prevalere per doti non solamente di corpo e d’anima, ma di ricchezza — dalle minacce caritatevoli di foco eterno ai miseri che si lasciassero sedurre dalle nostre promesse — e finalmente da una teorica della povertà, fondata metà sulle formole di Guizot e dei dottrinari di Francia, metà su testi isolati, pervertiti, fraintesi dell’Evangelio.

E la teorica è questa:

«I poveri esistono per ragione di cose che non può nè deve mutarsi. Ma la religione cattolica predica ai ricchi la carità, che otterrà loro da Dio tesori di grazia e di premi eterni. I poveri ringrazino la Provvidenza che schiude ad essi nella miseria, purchè sappiano sopportarla in pace e con lietezza d’animo, una più facile via di salute nel cielo. In cielo soltanto s’adempirà per essi equamente il giudizio di Dio».

E a questa si sovrappone l’altra teorica dell’Autorità. «Ogni autorità vien da Dio. Ogni governo di fatto è governo di diritto. Obbedite o, resistendo, siate dannati».

In altri termini, e compenetrando le due teoriche in una: terra e cielo costituiscono un antagonismo perpetuo. Il dritto, l’equo, la Verità regnano in cielo: il Fatto, la Forza, il Male inevitabile sulla terra. Esistono due razze umane: la razza dei ricchi e potenti, la razza dei poveri e servi. I