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Per aere crasso e per sinistro influsso
Del Beotico cielo? e pur la dotta
575Grecia in que’ monti, tra que’ boschi e stagni,
Non sotto il puro Attico ciel felice,
Pose d’ogni bell’arte il tempio, e tutta
La corte amò favoleggiar d’Apollo.
     Ecco il vento, ecco il vento: alto i Nocchieri
580Gridano a prova; ed io da lui partendo,
Vivi, dicea, cortese alma, felice,
E tua fede ospital compensi il Cielo.
Dan l’aure ne la poppa, e ver l’altera
Partenope solchiam l’onda, cui fea
585Lucida e crespa il bell’argenteo lume
De la tacita Luna. Al fuggitivo
Lito io spesso mirava, e di Morgana
Non volgea sì le meraviglie in petto,
Che non volgessi ed ancor più le care
590Mura, e il viso gentil, gli atti soavi,
Lo sguardo in se raccolto, il parco labbro,
E il rossor vago, e la pudica fuga;
E tutta del compagno Astro, che piove
Sì dolce in suo cheto vagar tristezza,
595Mesto e lieto io sentia nel cor la forza.
     Sorgiam, Temira: la notturna veglia
T’aspetta, e grida ch’io dia fine al canto.
Vanne, felice o tu, cui ride intorno
Tutto e festeggia, e bear puoi beata.
600Tu ancor passeggi ne l’uman cammino